Ferragus by Balzac Honore de

Ferragus by Balzac Honore de

autore:Balzac, Honore de [Balzac, Honore de]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Ciò visto, il capufficio incaricato di fare rapporto al consigliere di stato, prefetto di polizia, leggendo la postilla dove l’oggetto della richiesta era espresso chiaramente, com’egli aveva raccomandato, esclamò: «Ma è un problema serio! Il mio rapporto non potrà essere pronto che tra otto giorni».

Jules, cui Jacquet fu costretto a parlare di questo rinvio, comprese le parole che aveva sentito dire da Ferragus: dar fuoco a Parigi. Nulla gli sembrava più naturale che annientare quel ricettacolo di mostruosità.

«Ma» disse a Jacquet, «bisogna andare dal ministro degli Interni, fargli parlare dal tuo ministro.»

Jacquet si recò al ministero degli Interni, chiese un’udienza e l’ottenne, ma di lì a quindici giorni. Jacquet era un uomo tenace: passando dunque da un ufficio all’altro, arrivò fino a quello del segretario particolare del ministro e gli fece parlare dal segretario particolare del ministro degli Affari Esteri. Con l’aiuto di così alte protezioni, ottenne per l’indomani un’udienza furtiva, e, munitosi di una lettera dell’autocrate degli Affari Esteri per il pascià degli Interni, sperò di vincere la sua battaglia d’assalto. Preparò ragionamenti, risposte perentorie, obiezioni; ma tutto fallì.

«Non è affar mio» disse il ministro. «La cosa riguarda il prefetto di polizia. D’altronde non esiste una legge che dia ai mariti la proprietà dei corpi delle mogli, né ai padri quella dei figli. È una questione grave! E vi sono considerazioni di pubblica utilità che esigono un attento esame. Potrebbero soffrirne gl’interessi della città di Parigi. Infine, anche se la faccenda dipendesse direttamente da me, non potrei prendere una decisione hic et nunc: occorrerebbe un rapporto.»

Il “rapporto” è nell’attuale amministrazione quello che è il limbo nel cristianesimo. La mania del rapporto Jacquet la conosceva, e non aveva aspettato quell’occasione per gemere su questa ridicolaggine burocratica. Sapeva che, da quando gli uffici erano stati invasi dal rapporto, rivoluzione amministrativa perpetrata nel 1804,103 nessun ministro si era più preso la responsabilità di avere un’opinione, di decidere la minima cosa, senza che questa opinione o questa cosa fosse stata vagliata, passata al setaccio, spulciata da scribacchini e imbrattacarte, dalle menti sublimi dei suoi uffici. Jacquet (uomo degno di avere per biografo un Plutarco) riconobbe di aver condotto l’affare in modo sbagliato e di averlo reso impossibile tentando di procedere per vie legali. Si sarebbe dovuto semplicemente trasportare madame Jules in una delle terre di Desmarets, e là, con l’autorevole complicità di un sindaco di paese, dare soddisfazione al dolore dell’amico. Dalla legalità costituzionale e amministrativa non nasce niente; è un mostro infecondo per i popoli, per i re e per gl’interessi privati: ma i popoli sanno sillabare solo i principî scritti col sangue, mentre i danni della legalità saranno sempre pacifici: essa riduce al silenzio una nazione, ecco tutto. Jacquet, che era per la libertà, si volse indietro pensando ai benefici del dispotismo, giacché l’uomo giudica le leggi solo alla luce delle proprie passioni. Ma quando fu in presenza di Jules, si vide costretto a ingannarlo, e l’infelice, assalito da una febbre violenta, rimase a letto due giorni. Il ministro, quella stessa



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